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I Raggi del guaritore e del paziente


La differenza o l’identità fra i Raggi del guaritore e del paziente sono fattori importanti: molti sono gli elementi in gioco e può anche presentarsi un contrasto fra i Raggi Egoici e Personali di entrambi. 

Sono dunque possibili situazioni come queste: 
1. Il Raggio Egoico [cioè, il Raggio dell'Anima; N.d.S.E.] è identico, il Raggio della Personalità è diverso. 
2. Il Raggio della Personalità è lo stesso, il Raggio Egoico è diverso. 
3. I Raggi sono identici per entrambi. 
4. Diversità fra tutti i Raggi, sia Personali che Egoici. 
5. Il Raggio Egoico è incognito, quello Personale evidente. 
È facile accertare il Raggio della Personalità, ma sovente non si ha indizio del Raggio Egoico, e ciò vale sia per il guaritore che per il malato. 
6. Sono ignoti entrambi i Raggi delle due parti. [...] 

È possibile, con studio attento ed esaminando analoghi esempi conosciuti, desumere con buona precisione la natura dei due Raggi fondamentali; ma occorre essere Iniziati di un certo livello per riconoscere i Raggi dei veicoli inferiori [cioè, i corpi fisico-eterico, emotivo-astrale, mentale; N.d.S.E.] [...]. 
Ci limiteremo dunque a considerare i rapporti fra i Raggi che controllano Anima e Personalità, sia del guaritore che del malato. [...] 

1. Il guaritore deve accertare i propri Raggi, e quindi procedere secondo questa conoscenza. 
Se non è capace di accertarli, si astenga dal tentare la cura. 

2. In quest’ultimo caso, mancando di quella conoscenza, si limiti ad agire come canale dell’energia dell’Amore al paziente. 

3. Per il guaritore è quasi sempre più facile accertare i propri Raggi, o almeno uno di essi, che quelli del malato, e ciò per due ragioni: 
a. Il fatto stesso di voler soccorrere o guarire è indice di un certo progresso sulla via spirituale e questo è un requisito che gli permette di accertare le sue qualità di Raggio. 
Un po’ di studio di sé stesso e dei possibili Raggi presenti gli rivelerà, col tempo, la natura delle energie che lo controllano. 
b. Il paziente, se è un uomo progredito, tende a non chiedere soccorso, ma a curarsi da sé, con l’ausilio dell’Anima e dell’Ashram cui fosse affiliato. 
Se non è così avanzato, sarà più facile determinarne il Raggio Personale che l’Egoico, trovando quindi un punto di contatto. 

4. Il guaritore, stabilito sufficientemente il Raggio o i Raggi che lo condizionano, è bene si prepari al proprio compito di guarigione con un minimo di cinque ore di accuratissima preparazione mentale. 
Con ciò non intendo cinque ore consecutive di riflessione e controllo mentale, ma un periodo complessivo dedicato a pensare con calma e a studiare il paziente, per familiarizzarsi con: 
a. Il problema costituito dalla natura particolare della malattia. 
b. La sua localizzazione nel corpo fisico. 
c. Il centro implicato e, se il malato è un Discepolo, lo stato in cui esso versa. 
d. La gravità del male e le possibilità di una cura. 
e. Il pericolo di morte. 
f. Lo stato psicologico del malato. 
g. I Raggi del paziente, se possibile; se sono noti, ne consegue il metodo di cura appropriato. 

5. Ciò fatto, il guaritore si concentra sul proprio Raggio. 
Se conosce il suo o i suoi Raggi e quelli del malato in modo generico e non specifico, può assumere che egli o il paziente appartengano entrambi alla linea 1-3-5-7 o 2-4-6, e comportarsi di conseguenza. 
La conoscenza specifica e particolare è vantaggiosa, ma se non è disponibile e non si è in grado di accertare i singoli Raggi, è sovente possibile determinare se le qualità generali del carattere sono disposte secondo la linea dell’Amore o della Volontà e agire in modo conforme. 
Si tratta allora di decidere se il rapporto fra il guaritore e il paziente è da Personalità a Personalità, da Anima ad Anima, o fra Anima e Personalità e viceversa. 

6. Se il rapporto è fra le due Personalità (ed è il caso più frequente), l’energia impiegata dal guaritore è semplicemente il prana planetario; ne risulterà lo stimolo dei processi naturali del corpo fisico, che (in cooperazione con la Natura e quindi secondo il karma del paziente) ne sarà fortificato, tanto da espellere la malattia o da poter affrontare con fiducia la morte e passare nei mondi più sottili dell’essere con calma e comprensione intelligente. 

7. Se il rapporto è fra l’Anima del guaritore e la Personalità del malato, l’operatore riverserà l’energia del suo Raggio nel centro che presiede la regione affetta. 
Se entrambe le Anime cooperano, le loro due energie possono fondersi assieme oppure, se i Raggi sono simili, può intensificarsi una sola energia, con l’effetto di accelerare molto la guarigione o il dissolvimento. 

8. Il guaritore non deve mai dimenticare che ha il compito di guarire, se il karma lo permette, o di assecondare il processo della morte, con ciò attuando una guarigione di ordine più elevato. 

9. Salvo che egli sia un Iniziato di alto grado, capace di operare con piena consapevolezza delle circostanze e dei fattori condizionanti, non c’è da attendersi guarigioni improvvise o sconfitte drammatiche della malattia. 
Se ciò avvenisse, sarebbe dovuto a tre cause: 
a. Per destino del paziente, che non deve ancora morire. 
b. Per interferenza dell’Anima del malato che, in ultima analisi, è l’agente del karma. 
c. Perché il guaritore è riuscito a infondere nell’infermo la fiducia necessaria e la forza occorrente per risanare sé stesso. 

10. Nessuno, che per karma debba morire, viene mai riportato indietro dai “cancelli della morte”; il ciclo di vita fisica, in tal caso, termina (a meno che non si tratti di un Discepolo di un Ashram, di notevoli capacità, la cui opera e la cui presenza siano necessarie per completare la sua missione terrena). Allora il Maestro dell’Ashram può aggiungere la Sua conoscenza ed energia a quelle del guaritore o del paziente e posporre temporaneamente il trapasso. 
Ma sia il malato che il guaritore non devono farvi assegnamento, perché non sanno quali siano le circostanze che lo consentono. 

11. Il guaritore deve tener conto di alcuni requisiti elementari, che però sono indispensabili: 
a. Per quanto possibile, nella camera del malato deve regnare la quiete totale. 
b. Le visite al malato devono essere ridotte al minimo, consigliato dal buon senso. 
Pensieri e forme-pensiero degli astanti possono distrarre o essere distratte e con ciò deviare le correnti risanatrici; ma d’altro canto, qualche volta possono aiutare con forza l’opera del guaritore. 
c. L’infermo, per quanto possibile, deve giacere supino o sul fianco, volgendo al guaritore i centri della spina dorsale. 
In certi casi, che il guaritore deve stabilire, la sua postura dev’essere tale da consentire di imporre le mani sulla regione ammalata, senza mai toccare il corpo del paziente. 

12. Conseguite che siano quiete, pace e silenzio, il guaritore applicherà la tecnica opportuna. 
Queste condizioni non sono da ritenersi soltanto fisiche, ma devono estendersi anche allo stato emotivo e mentale del paziente e degli astanti (il che non è sempre facile da ottenere). 

Se il guaritore non conosce la tecnica appropriata [..], può elaborare una tecnica e norme sue proprie, dopo aver attentamente studiato queste istruzioni, che contengono quanto basta per farlo. 


Maestro Djwahl Khul
Cap. IX, pagg. da 699 a 705